La storia che vi sto per raccontare è la storia di un uomo che ebbe un’idea semplice (e a tratti banale) ma che diete un grande contributo all'umanità.
Nella prima parte del 1800, la popolazione mondiale raggiungeva a stento il milione di abitanti, pochi, se paragonati ai 7 miliardi odierni, ma abbastanza da sollevare problematiche come quello del fabbisogno alimentare. In quel periodo infatti la produzione di ammoniaca come fertilizzante veniva eseguita distillando il carbone oppure riducendo l’acido nitrico; era ovvio che queste vie sintetiche non sarebbe state in grado di soddisfare la richiesta mondiale di fertilizzante per molot tempo.
Agli inizi del ventesimo secolo, la comunità scientifica si rese conto che gli elementi base dell’ammonica (azoto e idrogeno) erano già presenti nell'aria in enormi quantità. Divenne quindi logico pensare che fosse possibile sfruttare questi “mattoni” per avere una produzione accettabile di NH3. Nel 1894 Fritz Haber, fu colui che nonostante le difficoltà e le aspre critiche, trovò la strada giusta.
I suoi primi tentativi però furono fallimentari: lavorando a temperature di 1021°C riuscì ad avere una conversione del 0.012% di ammoniaca e notò che se estrapolava la percentuale di ammoniaca prodotta al variare della temperatura, si osservava che abbassando la temperatura si aveva una percentuale di ammoniaca sempre più alta, arrivando ad avere 98% di ammoniaca ad una temperatura di 27°C. Insomma, i dati non rispecchiavano quello che era l’evidenza sperimentale.
Ovviamente Haber continuò nonostante lo scetticismo della comunità scientifica.Tra gli questi c’era Walther Nernst (che in quel periodo stava lavorando al terzo principio della termodinamica) che non riteneva impossibile questa via sintetica . Per smentire Haber, Nerst, condusse una serie di esperimenti di verica che ebbero esiti più disastrosi: alla stessa temperatura, Nernst, otteneva una percentuale di ammoniaca ancora più bassa di quella di Haber. Si accesero così una serie di scontri a colpi di lettere, pubblicazioni scientifiche e in una occasione vennero anche alle mani.
Haber, era però sulla strada giusta, lì dove la termodinamica non aiutava la cinetica, serviva un aiuto. Realizzò che aveva bisogno di un catalizzatore (l’osmio) e di alte pressioni (idea presa da Nernst)
e i primi risultati non si fecero attendere: 8% di ammoniaca a 800 K lavorando ad una pressione di 175 bar. Tali risultati spinsero Haber a creare un gruppo di lavoro con Carl Bosch e Alwin Mittasch.
Haber si occupava di elaborare il processo, mentre Carl Bosch e Alwin Mittasch si occupavano rispettivamente di ingegnerizzare il processo e del catalizzatore.
La svolta la si ebbe grazie al caso: Mittasch, infatti, usava lavare il reattore con Magnetite e fu a causa di uno studente (dimenticatosi di lavare le apparecchiature) che scoprirono che la Magnetite era un catalizzatore migliore dell’osmio. Con il lavoro di Bosch (che costruì un reattore in grado di lavorare ad alte pressioni) e alla supervisione di Haber , essi ,ottimizzarono il processo riuscendo a raggiungere una conversione del 90%.
La vicenda si conclude quindi in maniera ironica, in quanto Nernst dovette ricredersi: il suo procedimento era sbagliato a causa di alcuni errori di calcolo del calore specifico dell’ammoniaca. Bosch e Haber vinsero nel 1918 il premio Nobel per la chimica e Mittasch rimase praticamente nell’ombra nonostante fu cruciale nell’identificazione del catalizzatore.
I suoi primi tentativi però furono fallimentari: lavorando a temperature di 1021°C riuscì ad avere una conversione del 0.012% di ammoniaca e notò che se estrapolava la percentuale di ammoniaca prodotta al variare della temperatura, si osservava che abbassando la temperatura si aveva una percentuale di ammoniaca sempre più alta, arrivando ad avere 98% di ammoniaca ad una temperatura di 27°C. Insomma, i dati non rispecchiavano quello che era l’evidenza sperimentale.
Ovviamente Haber continuò nonostante lo scetticismo della comunità scientifica.Tra gli questi c’era Walther Nernst (che in quel periodo stava lavorando al terzo principio della termodinamica) che non riteneva impossibile questa via sintetica . Per smentire Haber, Nerst, condusse una serie di esperimenti di verica che ebbero esiti più disastrosi: alla stessa temperatura, Nernst, otteneva una percentuale di ammoniaca ancora più bassa di quella di Haber. Si accesero così una serie di scontri a colpi di lettere, pubblicazioni scientifiche e in una occasione vennero anche alle mani.
Haber, era però sulla strada giusta, lì dove la termodinamica non aiutava la cinetica, serviva un aiuto. Realizzò che aveva bisogno di un catalizzatore (l’osmio) e di alte pressioni (idea presa da Nernst)
e i primi risultati non si fecero attendere: 8% di ammoniaca a 800 K lavorando ad una pressione di 175 bar. Tali risultati spinsero Haber a creare un gruppo di lavoro con Carl Bosch e Alwin Mittasch.
Haber si occupava di elaborare il processo, mentre Carl Bosch e Alwin Mittasch si occupavano rispettivamente di ingegnerizzare il processo e del catalizzatore.
La svolta la si ebbe grazie al caso: Mittasch, infatti, usava lavare il reattore con Magnetite e fu a causa di uno studente (dimenticatosi di lavare le apparecchiature) che scoprirono che la Magnetite era un catalizzatore migliore dell’osmio. Con il lavoro di Bosch (che costruì un reattore in grado di lavorare ad alte pressioni) e alla supervisione di Haber , essi ,ottimizzarono il processo riuscendo a raggiungere una conversione del 90%.
La vicenda si conclude quindi in maniera ironica, in quanto Nernst dovette ricredersi: il suo procedimento era sbagliato a causa di alcuni errori di calcolo del calore specifico dell’ammoniaca. Bosch e Haber vinsero nel 1918 il premio Nobel per la chimica e Mittasch rimase praticamente nell’ombra nonostante fu cruciale nell’identificazione del catalizzatore.